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domenica 7 ottobre 2012


Stati generali della Bicicletta, ecco le proposte conclusive


Abbassare il limite di velocità a 30 chilometri orari sulle strade urbane (ad eccezione di quelle di grande scorrimento) e invertite le priorità degli investimenti pubblici in materia di mobilità: non più grandi opere ma interventi puntuali a fare di pedoni e ciclisti nelle città. Sono queste alcune delle proposte emerse a Reggio Emilia a conclusione dagli Stati generali della Bicicletta e della Mobilità nuova.
L’evento nazionale è stato promosso da Anci, Legambiente, Fiab e #salvaiciclisti con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia e l’adesione della Presidenza della Repubblica, per parlare di mobilità nuova, ciclabilità e qualità urbana, ma soprattutto per dar vita a cambiamenti concreti basati su impegni vincolanti per le Amministrazioni.

Nella due giorni di lavori – il 5 e 6 ottobre al Centro internazionale Loris Malaguzzi di Reggio - amministratori, tecnici e associazioni di ciclisti si sono confrontati sulle diverse soluzioni praticabili per “far cambiare strada all’Italia” e diffondere nel nostro Paese una cultura della ciclabilità paragonabile a quella del nord Europa. Cinque a riguardo, le aree di riflessione: normativa (modifiche al Codice della strada e altre normative correlate), organizzazione della mobilità urbana (moderazione del traffico, Zone 30, Ztl, Ztm), governance (politiche nazionali, investimenti, incentivi/disincentivi), cultura ed educazione alla mobilità sostenibile (formazione, informazione e comunicazione con l’obiettivo di far crescere l’opinione pubblica sul tema) e reti ciclabili (circuiti nazionali e locali).

Le proposte conclusive - Dal confronto è emerso un documento - un Libro di Impegni per le Amministrazioni di ogni livello, disponibile nelle prossime ore sul sito www.comune.re.it/italiacambiastrada e sui siti delle associazioni promotrici – che sintetizza le proposte principali in materia di mobilità nuova. Tra queste vi sono appunto la riduzione al limite dei 30 chilometri orari della velocità urbana, il rafforzamento degli investimenti sul trasporto pubblico e sulle infrastrutture minori e gli spazi a servizio di ciclisti e pedoni, il dimezzamento della mortalità causata da incidenti in ambito urbano, la creazione di una rete di slow cities impegnate a promuovere una nuova filosofia di mobilità nelle città e a continuare il confronto e lo scambio di idee e best practice, l’introduzione di corsi di mobilità ciclistica nelle scuole, il ridisegno delle città mettendo al centro della pianificazione pedoni e ciclisti.

Delrio: chi si candida, si impegni per la mobilità sostenibile - “Il cambiamento nasce dal basso e dalle città, per questo bisogna lavorare per diffondere una cultura amministrativa che renda la mobilità ciclabile parte della programmazione degli enti locali – ha detto oggi Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, a conclusione del dibattito – L’alleanza tra associazioni e Comuni di cui questo evento è testimone costituisce una grande potenzialità da sfruttare per rendere il cambiamento ineluttabile. Per questo occorre che chi si candida a governare il Paese, chiunque sia, prenda impegni precisi in materia di mobilità dolce sia in termini di azioni, sia di monitoraggio delle città attraverso indicatori. Il tema della mobilità sostenibile deve entrare nell’agenda del Paese e il lavoro svolto in questi giorni deve proseguire con i sindaci in prima fila in questa grande campagna per una mobilità nuova”.

Gli Stati generali difatti, dopo l’esperienza positiva di questa prima edizione, a cui hanno partecipato più di 500 persone, iscritte formalmente ai lavori, provenienti da tutta Italia e rappresentanti del ministero dell’Ambiente e dell’Organizzazione mondiale della sanità, si appresta a diventare un appuntamento permanente con cadenza annuale.

Sviluppo con grandi opere? - “Ciò che è importante è innanzitutto una svolta culturale su questi temi – ha aggiunto Delrio – Non sono infatti tanto preoccupato per la scarsità di risorse, perché quando la visione è chiara le risorse di trovano. Sono più preoccupato dall’idea che nel nostro Paese si continui a credere che lo sviluppo viene necessariamente dalle grandi opere”.

Il manifesto - Gli organizzatori del summit hanno elaborato il Manifesto degli Stati generali, un documento al quale è possibile aderire su www.comune.re.it/italiacambiastrada e che racchiude le linee guida e i principi della mobilità nuova (vedere anche il testo allegato).

Le conclusioni del comitato scientifico - I lavori della due giorni sono stati curati dal Comitato scientifico composto da Maria Berrini, architetto, presidente di Ambiente Italia e dell’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio (Amat) del Comune di Milano, ricercatrice in materia di pianificazione ambientale e territoriale, in Comitato scientifico in rappresentanza di Legambiente; Matteo Dondè, architetto, esperto in pianificazione della mobilità ciclistica, moderazione del traffico e riqualificazione degli spazi pubblici, nel Comitato in rappresentanza di #salvaiciclisti;Edoardo Galatola, ingegnere, ricercatore ed esperto in sicurezza stradale e ambientale, responsabile Sicurezza di Fiab, in rappresentanza di Fiab e Maria Rosa Vittadini, docente di Tecniche di analisi urbane e territoriali presso la facoltà di Architettura, Dipartimento di Pianificazione del territorio, Università Iuav di Venezia, in rappresentanza di Anci.

Il Comitato scientifico ha elaborato un proprio Documento di sintesi conclusivo, che si riporta qui in modo schematico:

L’Italia cambia strada - Serve una Svolta:
  • per Territori e Paesaggi di qualità, curati e presidiati, attrezzati per la mobilità dolce;
  • per Città di persone, libere dalle auto, più sicure, sane, belle, vissute;
  • per una Mobilità sostenibile, più efficiente, intelligente e funzionale;
  • per i Pedoni e i Ciclisti, da mettere al centro della mobilità urbana;
  • di innovazione sociale: visioni, progetti, decisioni, che siano condivise e che attingano dalle comunità.

In che Direzione:
  • verso un target 20-20-20 della mobilità (intese come percentuali di ripartizione modale, tra bici, pedoni, trasporto pubblico locale-Tpl), come obiettivo medio nazionale, ma per il quale ogni città dia il proprio contributo, andando anche oltre;
  • verso un target Zero incidenti in ambito urbano puntando a dimezzare subito morti e feriti tra pedoni e ciclisti;
  • verso i 30 km/ora in ambito urbano con eccezione della viabilità principale o di ambiti definiti, la cui definizione sia responsabilità dei Piani locali;
  • verso i 20.000 km della rete ciclabile nazionale (di cui 6.000 di EuroVelo)

Come. Le strategie:
  • ridisegno degli spazi e delle strade e nuovi quartieri Car free, ai fini della moderazione del traffico e della convivenza tra diversi modi di muoversi;
  • progettazione e attivazione di servizi integrati e innovativi per una città amichevole che incoraggi il passaggio dall’auto in proprietà a sistemi integrati di mobilità, ad esempio: parcheggi bici-Tpl, stalli, parcheggio spazi condominiali, ciclofficine e luoghi (Bike Square) di aggregazione, ciclabilità diffusa (corsie, preferenziazioni, reti ciclabili come valorizzazione del paesaggio), bikesharing, servizi bici cargo per le merci, intermodalità, infomobilità (orientate alle bici);
  • ruolo delle comunità (privati, associazioni e cittadini) per dare loro informazione a voce, per valorizzare il loro ruolo di innovazione di servizi e di prodotti;
  • individuazione di investimenti da attivare e o da ridistribuire per il finanziamento della mobilità ciclistica;
  • incentivi e disincentivi come: premi a Comuni e quartieri virtuosi, incentivi per i lavoratori (premi, agevolazioni, convenzioni, abbonamenti e defiscalizzazioni per i datori di lavoro che li utilizzano). Incentivi mirati ai i giovani (premi, riconoscimento sociale, abbonamenti, convenzioni, modalità aggregazione). Riconoscimento dell’infortunio in itinere anche per lo spostamento in bici casa-lavoro. Disincentivi all’uso dell’auto (tariffazione sosta, accessi aree congestionate).

Strumenti
Revisione organica del Codice della Strada e delle norme tecniche che vanno rivisti, snelliti, armonizzati e corretti per quanto concerne la mobilità ciclistica e pedonale. Coinvolgimento delle associazioni di utenza debole nella sua ridefinizione.
Progettazione urbanistica (integrazione degli obiettivi ciclabilità nei Piani urbanistici e nei regolamenti edilizi, utilizzo mirato degli oneri di urbanizzazione, ricalibrazione degli standard di parcheggio).
Elaborazione/Revisione dei Piani locali della Mobilità, alla luce degli obiettivi di riequilibrio e di sicurezza qui indicati e redazione dei piani per la sicurezza urbana.
Sviluppo di un Piano nazionale della Mobilità ciclistica.
Istituzione della rete ciclabile nazionale anche in funzione del cicloturismo e delle attività economiche collegate e definizione della segnaletica di direzione per i percorsi ciclabili urbani ed extraurbani.

Comunicazione.
Educazione nelle scuole, università e nei luoghi di aggregazione, con progetti inclusivi (Scuole Car free, Ciclo-pedibus).
Formazione nelle Pubbliche amministrazioni, per decisori e tecnici.
Comunicazione mirata e differenziata.
Agire sui linguaggi e sui simboli.
Produrre emozioni, non dogmi.
Usare messaggi positivi e inclusivi.
Attivare strumenti dedicati (Portali web, Giornata nazionale della Bici, adesione alla Settimana Europea della mobilità, Bike Pride, Network tra buone pratiche e servizi, Campagne Bike to work – to school – to shopping).

Chi
Una Cabina di regia nazionale, incardinata dove si formano le politiche, ma anche di coordinamento traversale (Ministero dei Trasporti, dell’Ambiente, della Salute… ). Regioni con fondi e leggi dedicati, in particolare per la progettazione urbanistica. Comuni con Ufficio bici, Bike plan, partecipazione, obiettivi e monitoraggio. Comunità (imprese, associazioni, movimenti, cittadini… ) come protagonisti del cambiamento. 
Altra pillola per chi fosse dotato di GPS
Un classico sempre valido.

Da Tossignano (BO) verso la vena del gesso e Casola.
Pedalata di 15 Km circa, valida scampagnata domenicale.
Buona dose d'impegno per una gita non eccessivamente tecnica.

Ottimi scorci panoramici.
Evitare in caso di fango, il tratto finale dalla sommità del Prugno al rientro verso Tossignano può risultare micidiale.

GPS del percorso