Io pedalo, tu pedali…
Di Roberto Babini
(Cicloguidelugo) www.racine.ra.it/cicloguidelugo cicloguide@racine.ra.it
Tutti noi ciclisti pensiamo, ritengo
sia comprensibile, che la bici ed il ciclista meritino un giusto spazio sulla
strada ed il rispetto della loro integrità.
Quale ciclista non ritiene giusto
lo sviluppo delle piste ciclabili, di una rete stradale concepita anche a
misura di questo anomalo utente che, di solito, viene visto come un ostacolo
sulla strada ??
A maggior ragione questi concetti
dovrebbero essere ancor più veri ai nostri giorni, con l’aumento dei prezzi dei
carburanti, con i problemi legati all’inquinamento, si corre a ritroso per
cercare di mettere una pezza alla crepa che il sistema ha creato e che sempre
più si allarga.
Chi ha qualche primavera in più
sulle spalle ricorda, con una cerca nostalgia, i giorni del blocco del traffico
nell’Italia degli anni 73-74 a
causa della crisi petrolifera, il fenomeno noto come “Austerity” restituiva al
popolo Italiano quella voglia di muoversi con mezzi alternativi e non
inquinanti.
Era una festa per tutti,
ciclisti, pedoni, pattinatori che oggi pare sia lontana anni luce.
Ma da dove viene questo male che costringe
alle partenze intelligenti, alle targhe alterne e chissà quale altra diavoleria
dovremo inventarci prima di riprendere in considerazione l’uso della bici e lo
sviluppo di percorsi adeguati ?!
Nel dopoguerra, le bici che erano
state mezzo di trasporto e di sviluppo delle arti, dei mestieri e cultura della
salute fisica e del tempo libero, iniziarono ad essere sovrastate sulle strade
dal nuovo fenomeno nascente, l’automobile.
Un fenomeno che ha continuato a
crescere di proporzioni, fino ai paradossi di oggi dove le strade non sono il
massimo della sicurezza ed i ciclisti un bersaglio mobile.
Nel corso delle mie ricerche
d’archivio mi sono imbattuto in un articolo comparso su una rivista Francese nel
1954 che ripropongo integralmente.
Tratto da “Le Cycle” a firma di
Michel Haupais.
“Io pedalo, tu pedali, egli
pedala, noi pedaliamo.. ed a quanto pare CI SIAMO SBAGLIATI.
La strada è libera per tutti:
questa è un’esigenza che va affermata senza indugi.
Che si costruiscano rapidamente
strade speciali ed autostrade di grande capacità per le automobili, ma che si
lasci l’uso della altre ai ciclisti.
Nell’attesa (campa cavallo),
l’automobilista si sta incaricando dell’eliminazione dei ciclisti dalle strade,
che considera di sua proprietà.
Per farlo dispone di molti
metodi:
1)
Intimidazione
È necessario
spaventare chi pedala, rendendo le strade impraticabili ai ciclisti;
2)
Uso della Forza
Più raramente,
ma con una certa frequenza, l’automobilista usa ed abusa della forza del suo
mezzo.
La tecnica è sempre la stessa: si
lascia che uno o più ciclisti si mettano in strada, poi si aprono le porte dei
garages ed inizia la corrida.
Dal momento in cui si avvista un
ciclista all’orizzonte, il nostro automobilista si rallegra e pensa “Un
ciclista… ottimo, iniziavo ad annoiarmi…..”
A che gioco giochiamo oggi ?
Al claxon ?
Il gioco consiste
nell’avvicinarsi al ciclista senza far troppo rumore e poi, quando si è a soli 20 metri , strombazzare
una, due, tre volte, nella speranza di vederlo saltare sul sellino come se lo
stesse caricando un’intera mandria di buoi.
Sfiorata ?
Il gioco consiste nel passare
sfiorando il ciclista, un po’ rischioso per la carrozzeria ma efficace,
soprattutto in città.
A volte impiegano anche il trucco
di far andare a sbattere il ciclista contro la parte posteriore dell’auto,
tanto i danni sono minimi e la vincono sempre loro.
Se un ciclista urta il retro di
un’automobile, si vedrà uscire l’automobilista indignato dalla sua auto, per
constatare le tracce di urto lasciate sul paraurti; poi, senza neanche degnare
di uno sguardo il malcapitato ciclista che si sta rialzando malconcio da terra
(se ci riesce ancora), accenna all’assicurazione ed al codice della strada.
Mordi e fuggi ?In salita ?
È molto divertente cacciare le
prede al rallentatore, piace moltissimo ai bambini.
Consiste nel rallentare fino ad
adottare la velocità di marcia del ciclista, seguendolo ad una certa distanza.
Il ciclista dà segni
d’inquietudine; si dimena sul sellino, pedala più veloce che può.
Fa grandi gesti con il braccio
“Passa… e passa !” ma l’automobilista niente.
In cima alla salita il gioco si
conclude con una bella strombazzata ed il passaggio rasente al ciclista.
Caccia notturna ?
Di notte la caccia è altrettanto
appassionante, ma per essere divertente le posizioni devono essere opposte
l’una all’altra.
Si tratta di abbagliare il
ciclista, magari rallentando per prolungare il divertimento.
Quel poveraccio su due ruote fa
quel che può con il suo misero fanalino.
Come una falena accecata dalle
lampade in giardino, il ciclista agita le braccia per segnalare la sua
presenza, oscilla da destra a sinistra, indugia cercando disperatamente il
bordo della strada.
Può sempre accadere, per pura
casualità e nel pieno rispetto del codice, che s’investa un ciclista…
In questo, come in altri casi,
quando i ciclisti finiscono per cadere, l’automobilista si limiterà a lasciare
le vittime in mezzo alla strada.
Che si arrangino a rialzarsi,
medicarsi e dirigersi all’ospedale più vicino.
Di notte tutti i gatti sono neri
e poi, lo sanno tutti che gli automobilisti hanno fretta.
Le strade sono fatte per le auto,
non per marchingegni antidiluviani.”
Quasi mezzo secolo eppure sembra
scritto ieri, voi ciclisti che dite ??
Quando la storia dovrebbe insegnare qualche
cosa….